SEZIONE YOGA&FILOSOFIA: Lo yoga e il rispetto della Tradizione

Lo Yoga Tradizionale è legato al lignaggio indiano ed è ufficialmente riconosciuto, come dovrebbe essere, dal governo e dalla tradizione vedica (unici organismi, a mio modesto giudizio, che avrebbero autorità a pieno titolo per stabilire ciò che è e ciò che non è yoga). Dicevo in altra sede che "lo yoga non è affatto una moda" nè tanto meno esso è da considerarsi una mera performance acrobatico-sportiva e vorrei in questa sede ribadirlo ancora una volta a gran voce: permettere quindi (in primis mi rivolgo a chi lo insegna) che ci siano ancora questi gravi fraintendimenti nell'opinione collettiva significa tradire lo yoga permettendo di dequalificarlo dai suoi stessi principi costitutivi e di snaturarlo nella sua vera essenza, che è assolutamente, totalmente 'altro' da tutto questo.
La portata universale dello yoga (per cui non a caso l'Unesco lo ha riconosciuto qualche anno fa Patrimonio immateriale dell'Umanità), il cui sapere era anticamente esoterico e comunicabile dai Maestri oralmente. all'interno del cosiddetto "parampara", solo agli allievi qualitativamente 'più meritevoli' (quelli cioè mentalmente 'più aperti', interiormente 'più evoluti' e 'più portati', per le loro qualità interiori, alla sua comprensione), si lega proprio a tale essenza costitutiva, perché questa nobile disciplina plurimillenaria (che riguarda la conoscenza profonda della nostra "parte fisica e non fisica" come direbbe il 'mio' Maestro Suryananda) è volta a permettere al praticante di conoscere se stesso, in tutti i suoi livelli naturali ('grossolano', 'sottile', 'causale') e, nel suo ambito più essenziale, è quello di portarlo a conoscere direttamente (oltre essi e la maya che essi rappresentano) ciò che egli realmente "è".
Lo yoga è aperto a tutti e può essere praticato da chiunque voglia intraprendere questo percorso speculativo interiore di se stessi...passando dalla consapevolezza del proprio corpo...a quella dell'energia vitale sottile che lo attraversa; ...dal chiacchiericcio mentale conscio e inconscio che lo costituisce...all''intelletto che lo dovrebbe guidare, fino ad arrivare alla percezione del proprio sé interiore, cioè della sua coscienza o, per meglio dire, di ciò che di essa possiamo farne diretta esperienza, che sostanzialmente dovrebbe qualificarlo e formalo, permettendogli di vivere una vita salubre, realizzata e felice. Sotto questo profilo lo yoga non è affatto una religione ma è anzi sostanzialmente laico perché indirizzato a tutti, di là cioè del loro singolo credo religioso, benché sotto il suo profilo essenziale esso sia altamente spirituale in quanto, nella ricerca filosofica interiore, esso ci offre la possibilità concreta ed esperienziale (provare per credere) di metterci a contatto diretto con il nostro vero sé. Per questa sua caratteristica esso è aperto a tutti i credo religiosi, che sono dallo yoga laicamente rispettati in modo totale e profondo. Anzi, direi, proprio per questo motivo importante, il praticante, riuscendo ad entrare facilmente a contatto con la propria coscienza, riuscirebbe a vivere meglio e più pienamente il suo stesso personale credo religioso: quindi lo yoga non dovrebbe essere visto come un pericolo per la religione, qualunque essa sia, ma, semmai (mi si passi il termine data la ristrettezza sintetica dello spazio che sto utilizzando nel commentarlo), esso dovrebbe essere visto come una sorta di 'sussidio' alla stessa! Ed è qui il punto: proprio per questa sua imprescindibile importanza e per il suo patrimonio plurimillenario di sapienza ma ancor più di saggezza, questa filosofia e, allo stesso tempo, scienza di vita e dello spirito, dovrebbe necessariamente essere comunicata e fatta conoscere al mondo entro il lignaggio apposito già anticamente stabilito e costituito dai Maestri e dagli allievi-insegnanti dell'antica, pur se pluralistica Tradizione vedica, poiché questi ultimi sono gli unici depositari di tale antica conoscenza, ancora oggi come un tempo trasmessa direttamente all'allievo dal proprio Maestro tradizionale. Il motivo di questa esclusività, che voglio qui sottolineare, nasce dal fatto che i Maestri, attraverso la teoria, le diverse vie tradizionali "conoscitive" e le innumerevoli tecniche e pratiche di conoscenza e di benessere che conoscono, sono appunto anche i soli depositari del suo più autentico messaggio racchiuso nei testi vedantici (un tempo unicamente trasmesso solo oralmente di Maestro in Maestro) i quali, proprio per questo, inevitabilmente, dovrebbero essere divulgati oggi al mondo nella loro estrema autenticità. Pertanto, se si vuole davvero conoscere lo yoga nella sua vera essenza e se si vuole davvero godere dei suoi benefici non solo fisici ma anche energetici e mentali, ormai noti a tutti e anche scientificamente provati sotto il profilo del benessere salutistico, occorre rivolgersi solo ed esclusivamente a tali persone, che appunto sono, per loro formazione conoscitiva ed evoluzione interiore (entro un connubio fatto di sapienza e saggezza che la pratica yogica è stata in grado di offrir loro), i soli in grado di comunicarlo nella sua vera autenticità.
Con viva passione, il monito etico che voglio fare qui oggi è rivolto non solo a coloro che vogliono sapere davvero cos'è lo yoga e farne diretta esperienza (consigliando loro, per saperlo, di rivolgersi appunto sempre e comunque agli autentici maestri e insegnanti tradizionali dell'antico lignaggio) ma è rivolto, anche e soprattutto (deontologicamente direi) a chi, appartenente ad esso, lo insegna e lo ha davvero a cuore, nei suoi classici "rami" costitutivi e nelle sue esclusive "vie" di conoscenza, ben delineati dalla tradizione e dai testi vedici. Affinché l'autenticità dello yoga Tradizionale delle origini non venga disattesa o fraintesa è dunque anche e soprattutto grande responsabilità e dovere di tutti noi, ciascuno per il ruolo che ricopre nel lignaggio (e, direi, a gran voce, nessuno escluso), onorare "il nobile yoga" nei suoi fondamenti e nel grande messaggio di conoscenza e saggezza che esso contiene per il mondo intero, perché è troppo importante il suo valore per l'umanità e non può essere tollerabile, per questo motivo, che esso venga lasciato alla mercé di chi lo vuole ridurre ad una mera 'ginnastica' contorsionistica, associarlo a qualche sorta di setta religiosa o viverlo, semplicemente, come oggetto di business, in qualità di sciocca moda del momento, per gente solo e semplicemente annoiata. Per mia coscienza, oltre che per etica deontologica in relazione a ciò che studio e che insegno e per l'amore che nutro verso questa nobile disciplina a cui sono profondamente legata (e alla quale, per miei vissuti personali, devo davvero molto) non potevo oltremodo tacere.
Graziella Di Salvatore (Sarasvatī)
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