SEZIONE YOGA&FILOSOFIA: Lo Yoga Nidra e i suoi potenti effetti salutistici psico-fisici sulla persona

 


Di origine tantrica, lo Yoga Nidrā (antichissima pratica yogica di “nyāsa”, cioè indirizzata all’attenzione di specifiche parti del corpo, accompagnate da altrettanto specifiche visualizzazioni simboliche legate all’inconscio collettivo, entro la visione ‘olistica’, ossia sistematica dell’individuo), induce il praticante al rilassamento profondo sia fisico, sia mentale sia emozionale. Studiata scientificamente nei tempi antichi mediante le conoscenze āyurvediche e nella contemporaneità da svariati ricercatori occidentali di diverso genere (quali ad esempio medici, psicologi, neurologi, scienziati, oltre che da coloro che ne detengono la conoscenza, ossia i Maestri e gli Insegnanti qualificati degli antichi lignaggi yogici tradizionali detentori ancora oggi del suo sapere esoterico), questa pratica opera per antonomasia sullo stato ‘transitorio’ della semi-incoscienza che si trova naturalmente tra la veglia e il sogno, caratterizzato dalle onde mentali alpha, noto anche come stato ipnagogico. Solitamente questo stato transitorio permane nella persona in modo naturale per soli 3-5 minuti, nel dormiveglia mattutino e serale ma, attraverso la pratica dello Yoga Nidrā (detto anche Nidrā Yoga), esso viene notevolmente prolungato, altalenandosi tra le onde beta, della veglia appunto, e quelle theta, del sogno. 

Applicato per la prima volta in Occidente in psicologia negli anni ‘30, sotto-forma di  training autogeno dallo psichiatra tedesco Johannes Heinrich Schultz, che lo aveva conosciuto e ripreso da alcuni Maestri indiani, lo Yoga Nidrā opera appunto ‘liminalmente’ come fase intermedia tra i due suindicati momenti mentali, quando la consapevolezza attiva, uni-direzionata dall’unico senso dell’udito e dunque legata al pratyāhāra yogico (l’atto del ridurre, la ritrazione, il riassorbimento dei sensi), mantenuta dalla volontà di restare sulla ‘soglia’, genera nel praticamente una profonda esperienza di totale rilassamento che, come è stato osservato, è risultato essere più benefico e rigenerante del sonno abituale e rappresentante il punto di passaggio per raggiungere gli stati ‘superiori’ della nostra coscienza, a contatto con il nostro se interiore. Nidrā in sanscrito significa sonno, ma questo sonno molto particolare, generato appunto dalla tecnica di nyāsa e trasmesso autenticamente nei lignaggi yogici in modo certosino da maestro ad allievo, si rivela essere nel praticante come un riposo assoluto e come un rigenerante, profondo rilassamento. Nel sonno dello Yoga Nidrā i sogni appaiono lucidi, ossia consapevoli: in essi il praticante effettua un sogno “attivo” dove, come sognatore, si rende conto di stare a sognare. Per meglio dire, nello Yoga Nidrā traspare quell’ “Osservatore Silenzioso” della coscienza, il “Testimone” (Sākin) dell’io individuale di cui lo Yoga Tradizionale custodisce l’antichissima conoscenza, percepito a tratti anche nelle sedute di Yoga Tradizionale e nella Meditazione, ed in cui egli osserva ogni cosa, mentre la sua mente conscia viene non solo rallentata ed aggiogata ma quella inconscia, che la costituisce in gran parte, viene anche portata alla luce nello stato alpha, e così volontariamente elaborata ed eventualmente modificata. Lo stato alpha, pertanto, si presenta come mezzo per permettere il processo progressivo di auto-consapevolezza di sé, di dis-velamento della propria mente conscia, subconscia e inconscia insieme, mediante l’evidenziazione cosciente e l’amplificazione di uno stato super-conscio che li sottende tutti, il famoso “turīya”, il “Quarto stato” cioè sperimentabile nello Yoga Tradizionale, citato spesso dai testi vedici e discusso approfonditamente dai vedantini : uno stato interiore che osserva tutti gli altri stati, con e nello Yoga Nidrā, consapevolmente. Durante questa specifica e raffinata tecnica yogica ‘regale’, nell’individuo rimane sempre attivo Ājñā cakra, la sede dell’intelletto discriminativo e dell’intuizione, collegata secondo la tradizione direttamente alla ghiandola pineale situata al centro della nostra testa e considerata dallo yoga tradizionale come la via diretta di accesso, appunto, agli stati superiori della coscienza, con la quale l’intelletto, come ben ci descrive ad esempio la Kaha Upaniad, è in diretta comunicazione. 



Questa antichissima tecnica viene prescritta pionieristicamente oggi, in alcuni paesi occidentali da medici che hanno una visione maggiormente olistica della persona, in termini particolari di terapia preventiva e curativa dello stress, dei disturbi psico-somatici, degli attacchi di panico e dei comportamenti nevrotici, ed è considerata un rimedio per regolare gli ormoni metabolici ed endocrini legati al sovraffaticamento sia fisico sia psichico. Inoltre, essa viene applicata terapeuticamente per alleviare e risolvere il comportamento iperattivo e il disadattamento sociale dei bambini, per facilitare il loro apprendimento nonché, negli adulti, per combattere l’insonnia, gli stati di depressione, il dolore fisico ed emozionale. Ciò è possibile perché lo stato ipnagogico, generato da questo peculiare rilassamento, agisce direttamente, come è stato sperimentato da molti scienziati occidentali odierni, sull’Ipotalamo, la regione cioè del cervello che controlla il sistema nervoso dell’individuo, legata come noto alla ghiandola pituitaria (ipofisi) la quale controlla l’intera rete metabolica ed endocrina, le sue secrezioni e i loro stati, nonché gli ormoni ad essa collegati. 

Pertanto, possiamo asserire che lo Yoga Nidrā, se praticato con costanza ed insegnato, elemento altrettanto fondamentale, da persone esperte dei lignaggi tradizionali, può apportare grandi benefici quando non risolvere completamente sintomi e malattie psico-fisiche legate appunto allo stress (quali ad esempio l’asma, la colite, l’ipertensione, l’eczema), generando un aumento della funzione parasimpatica, ossia stimolante il rilassamento tout court (ossia muscolare, emozionale e mentale), il riposo, la digestione fisica ed emotiva, l’immagazzinamento dell’energia): per questo motivo, esso è applicabile a tutte le attività e a tutti gli ambiti (sport, apprendimento scolastico, socializzazione, lavoro, dipendenza dai vizi, gravidanza, infanzia, menopausa, geriatria), e a tutte le età (donne in gravidanza, bambini, adulti, anziani). Molti studiosi sostengono perfino che la reale portata dello Yoga Nidrā sia ancora tutta da disvelare, avendo dentro di noi un multi-verso inconsapevole e sconosciuto: la medicina e la scienza occidentali si stanno avvicinando sempre più a questa antichissima pratica del nobile yoga tradizionale che conduce l’uomo in quel meraviglioso viaggio della propria coscienza che tutti, per i benefici salutistici suindicati, dovrebbero sperimentare per almeno una volta e poi praticare nel loro quotidiano... affinché “la vita”, parafrasando Marziale, “non sia solo un semplice vivere ma un vivere in buona salute”!

Hari O Tat Sat

Yoga Śiromai Sarasvatī Graziella Di Salvatore

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